La Lupa e il Picchio. Genti e luoghi tra l’Appennino e l’Adriatico, a cura di Umberto Moscatelli, «Marca/Marche», 19 (2022)
Umberto Moscatelli - Storie di mari, di fiumi e di laghi
Stefano Finocchi - I luoghi dei vivi
Alessandro Naso - La memoria dei defunti
Simone Sisani - Quando la Lupa varcò l’Appennino
Roberto Perna - Le molte città e le loro campagne
Sofia Cingolani - Cose da mangiare e per mangiare
Emanuela Stortoni - Le barriere dopo la vita
Michele Asolati - Metalli per pagare
Emanuele Tedeschi - I giuramenti di fedeltà e gli omaggi vassallatici resi ai vescovi Matteo e Teodino nel 1237-1240: lo ‘strano caso’ del Liber quintus dell’Archivio capitolare di Ascoli Piceno
Luigi Girolami - Per una rilettura degli eventi di frontiera nella Marca meridionale del XIII secolo
Francesco Pirani - Il trionfo del pattismo. Il registro dei capitoli di dedizione delle comunità marchigiane a Francesco Sforza (1433-34)
Gabriele Metelli - Aspetti dell’economia della montagna umbro-marchigiana nel Cinquecento
Carlo Castignani - Analisi sommaria degli statuti di Civitanova e Montecosaro, feudo dei Cesarini (XVI-XIX secolo)
Raoul Paciaroni - Presenza storica del lupo nel territorio della Provincia di Pesaro e Urbino
Martina Piccinini - Giulia Centurelli: figura femminile di cambiamento nella Ascoli dell’Ottocento
Carlo Verducci - Ascoli Piceno e Fermo, dal primo dopoguerra alla marcia su Roma. Dalle pagine de «La Voce delle Marche» e de «La Lotta»
Massimo Mascii - Metodologia Grimaldiana. Per una sintesi biografica e bibliografica su Floriano Grimaldi
Marco Moroni - Per una nuova centralità alla montagna. Riflessioni a margine de La Post Regione. Le Marche della doppia ricostruzione di Daniele Salvi
Paolo Coppari - “Scrivere per ricostruire” nei paesaggi mutati dell’Italia centrale: un progetto territoriale e due pubblicazioni
- € 20.00
- Disponibile
DESCRIZIONE ESTESA
Raccontare la storia non è facile. Intendo dire: raccontare in modo che tutti riescano a comprendere i ragionamenti complessi e la mole di dati che si celano dietro il lavoro degli specialisti.
Noi abbiamo cercato di farlo trattando dei cambiamenti che si verificarono a vari livelli quando Roma varcò l’Appennino per affacciarsi sulle vallate e sulle coste marchigiane, nelle vaste terre in buona parte abitate dai Piceni. Fu un momento storico importante, perché la romanizzazione dei territori delle attuali Marche ebbe un impatto enorme sulla rete insediativa e stradale, sull’economia, sui costumi funerari, sulla struttura sociale e sulla vita delle persone.
Agli autori che hanno collaborato a questa raccolta di saggi ho chiesto di dar vita a scenari narrativi provvisti di un solido impianto scientifico. Voglio essere chiaro: non sto parlando di quello storytelling superficiale che un po’ troppo spesso viene acclamato, ma piuttosto – mi si passi l’espressione – di una quinta scenica nella quale dar respiro ai contenuti cari agli studiosi di professione.
La Lupa e il Picchio si divide in due parti. La prima dedicata ai Piceni, al mondo dei vivi e a quello dei morti; la seconda ai Romani, la storia del loro arrivo, le loro città e le loro campagne, la loro cucina, la loro religiosità funeraria, i metalli con cui pagavano. Alessandro Naso, Stefano Finocchi, Simone Sisani, Roberto Perna, Sofia Cingolani, Emanuela Stortoni e Michele Asolati hanno trattato con competenza i diversi temi, offrendone un panorama ampio e aggiornato. Per parte mia, nell’introduzione, mi sono sforzato di raccontare la cornice dell’ambiente fisico nel quale Piceni e Romani si muovevano, perché il paesaggio in cui essi hanno vissuto è stato anche radicalmente diverso da quello nel quale noi ci troviamo al presente.
Per la copertina è stato scelto un denario del 137 a.C. in cui Romolo e Remo, allattati dalla Lupa e osservati dal pastore Faustolus, sono raffigurati di fronte al ficus ruminalis. Dei tre uccelli che compaiono sull’albero uno, quello appeso al tronco, è stato da alcuni interpretato come un picchio. Sebbene non tutti gli studiosi concordino su tale interpretazione, ci è sembrata un’immagine appropriata al titolo della raccolta, sia perché il picchio è il simbolo del popolo piceno, sia perché Sextus Pompeius (il cui nome compare sul verso della moneta) fu probabilmente il padre di Gneo Pompeo Strabone, tristemente noto agli ascolani.
Caratteristiche del volume:
Ft. 170x240 mm, 2022, 384 pp.