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Paolo Petruzzi, Leopardi e il Libro sacro. Memoria biblica e nichilismo


Ft. 170x240 mm, 2007, 248 pp.


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DESCRIZIONE ESTESA

Il volume presenta una rilettura degli scritti leopardiani, soprattutto quelli filosofici, con l’intento di ricostruire il complesso rapporto tra il poeta recanatese e la Bibbia. Il giovane figlio del conte Monaldo inizia lo studio dell’Antico e del Nuovo Testamento negli anni della fanciullezza, nella prospettiva della tradizione apologetica moderna. In seguito, lo sviluppo della filosofia materialistica e anticristiana si sostanzia di un rapporto costante con il Libro sacro, fino alle ultime opere. La Bibbia è una presenza essenziale nell’officina leopardiana: sollecita ricerche erudite e filologiche, riflessioni estetiche e prese di distanza teoretiche. Il pensiero del grande scrittore, definito da Petruzzi «labirintico e rapsodico», approda ad una visione del mondo lucida e disperata anche attraverso il permanente dialogo critico con le pagine bibliche, che suggestionano, più di quanto possa sembrare, una delle voci più autorevoli della cultura occidentale nell’epoca del suo tramonto.

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